Donna che ti baci sulla panchina
sempre la stessa
sempre, ogni giorno.
Illuminata dal sole,
finché c’è il sole, e da un vicino
lampione la notte, dimmi:
per quale motivo trascorri
tutto sto tempo a baciarti?
Cerchi forse di provocarci?
Di dimostrare qualcosa?
Io passo e ti vedo,
seduta
sulla panchina, che muta
ti perdi nei baci. Ti vedo
al mattino e alla sera
quando passo con Boskov
tranquillo al guinzaglio.
(Sì, il mio cane
si chiama Boskov,
è una lunga storia).
Passo e ti vedo,
dicevo, donna
che ti baci sulla panchina.
Sei bella, piuttosto magrina,
coi capelli coi chiari,
colpi di luce,
coi tatuaggi un po’ audaci
coi pensieri che pensi
mentre ti baci
e tutte
quelle rughe a raggiera
dagli occhi ben chiusi
che così somigliante
ti fanno
a un sole splendente.
Tu non sai quanto io
capire vorrei
il mistero tuo,
che i tuoi baci non sono
semplici baci, è evidente,
ma frammenti d’un amore infinito
che tu spargi sul mondo
per farlo più buono,
come fossero scaglie
di parmigiano
su un carpaccio di manzo.
Tu davvero non sai
quant’io vorrei essere io
a prendermi tutti
quei morbidi baci.
Purtroppo son troppo
timido per farmi avanti.
Per questo ogni giorno
libero Boskov sperando
che corra da te, ti distragga, ti faccia
aprir gli occhi, ti abbai
qualcosa
di bello di me.
Perché io son convinto saprei
essere quello che tu non hai.
Io son convinto potrei
baciarti come non sei
stata baciata mai!
Oh, se soltanto
Boskov corresse da te!
Ma Boskov
non corre da te,
quando lo slego, mi guarda
col suo muso da scettico
come non fosse un cane,
ma fosse piuttosto
Enessidemo di Cnosso,
che è per l’appunto
un filosofo scettico
(cercate pure su internet!)
Sembra dirmi: dai retta
padrone lascia perder, diffida
delle tue percezioni, sospendi
il giudizio: quella
sicuro è una pazza, andiamo
via, ignoriamola.
Così dice Boskov, senza
dir niente. Poi tosto
piscia sul posto,
si avvia verso casa,
trottando con calma.
Io allora lo seguo
che i cani, diceva il poeta,
hanno sempre ragione, però
prima di andare ti guardo
un’ultima volta, donna
che ti baci sulla panchina,
e mi faccio triste, pensando
che io mai capirò
che segreto nascondi, mai
intenderò
che stai cercando di dirci. Mai
io saprò
per quale ragione ogni giorno
sotto gli occhi distratti del mondo
tu le tue spalle
e le braccia,
e le mani
e le cosce,
i ginocchi,
polpacci, stinchi, piedi e caviglie,
da sola,
ti riempi in quel modo
di baci.

af