Poi
il mio treno si è fermato
alla stazione di Levanto per problemi
di circolazione, così
ha detto la voce, a mio nonno,
ho pensato,
successe la stessa
identica cosa. E che strano
ho pensato, pensare
a mio nonno,
proprio su un treno, che lui
nella sua lunga vita di treni
non ne ha presi mai.
Poi,
mentre il mio treno era fermo
alla stazione di Levanto, mentre
pensavo a mio nonno
fermo da anni
ormai in una bara, dal cielo
è scesa la neve
lenta, sulla stazione
di Levanto, sul mio pensare
a mio nonno,
sul marciapiede e sul campo
da calcio poco lontano.
Poi
subito dopo la neve
è scesa la sera ed allora
dal buio
sul finestrino del treno sei apparsa tu
riflessa nel vetro
coi riccioli e il ciondolo
a forma di sole ed io
ho smesso
di pensare a mio nonno
e a tutto, ho iniziato
a guardarti
senza guardarti, guardando
soltanto il vetro
vicino a me.
Poi
tu hai sorriso, guardando
nel vetro vicino a te
e
per un qualche
principio di ottica il tuo sorriso
e il tuo sole sono finiti
nel vetro del finestrino
vicino a me, sono
arrivati da me.
Allora
ho sorriso anche io
perché il mio sorriso
arrivasse da te, pensando
alla felicità
che si può generare
a sorpresa
grazie ai semplici
principi dell’ottica.
Poi
tu con la mano
hai salutato qualcuno,
fuori,
sul marciapiede oltre il vetro
e così ho capito
ch’era a lui
che tu sorridevi, era per lui
che splendeva il tuo sole, io
allora ho guardato
oltre il vetro
del mio finestrino.
Non c’era nessuno.
Poi
il treno ha tirato
forte i vagoni, è partito
tu sei sparita, il sole
tuo è sparito, la voce
non ha detto niente
ma era evidente
che il treno
fosse guarito dai suoi problemi
di circolazione.
Beato lui,
a mio nonno, ho pensato
nel mio vetro ormai vuoto,
non andò così bene.
af
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