Svegliati,
è sabato mattina.
Fai colazione: caffellatte
e biscotti sul vino
della sera prima.
Prendi qualcosa
per il mal di testa, esci.
Ammira
il cielo bianco
e immobile. Compra
i giornali, il pane,
la frutta, rincasa.
Pensa
di chiamare qualcuno.
Pensa
che non hai voglia
di chiamare nessuno.
Piangi,
poi mangia,
un pranzo leggero,
poi vai al bagno con tutto
quello che segue.
Esci poi
esci di nuovo, cammina
a lungo,
fino alla spiaggia.
Pensala,
chiediti:
dov’è? Con chi è?
Torna, facendo
la via più affollata
del centro, metti
gli occhiali da sole, piangi,
fermati
un momento nel vento
che scende da ovest.
Lascia
che venga la sera, pensati,
chiediti:
dove sei? Con chi sei?
Cosa fai?
Apri
la porta di casa, vaga
nel vuoto di casa,
bevi una birra, prendi
di nuovo qualcosa;
ma non la stessa
cosa di prima
Siediti poi, scrivi
un’altra poesia, sdraiati. Non
pensare a domani: lo sai,
domani è domenica e
la domenica
somiglia sempre a una morte. Pensa
piuttosto a lei, pensala
ancora una volta,
un’ultima volta. Chiudi
gli occhi ed aspetta.
Ascolta
allontanarsi i rumori,
allentarsi
i lacci di tutti i dolori.
Aspetta.
Sorridi, aspetta.
È finita.
af
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