I nostri occhi si incontrano, tra il dondolio delle teste di tutti gli altri passeggeri dell’autobus.
Si trovano, poi si perdono. Si cercano nuovamente.
Mi guardi come si guarda qualcosa che si desidera, lo vedo, lo so.
Poco importa che io non ti conosca.
Siamo due esseri umani che si osservano, in mezzo al mondo. E’ più di quanto abbiano in comune la maggior parte delle coppie.
So che potrei farmi largo fino a te e fissarti, poi prenderti tra le braccia.
Sorrideresti, inclineresti leggermente la testa da un lato e ti lasceresti baciare, appoggiandomi una mano sulla guancia.
Andrebbe proprio così.
Sarebbe semplice e inevitabile.
Ma io ho ancora in bocca il sapore di una notte in decomposizione e di un cornetto alla crema che non avrei dovuto prendere, dopo tutto il vino di ieri.
Ed è presto, davvero troppo presto per pensare al sesso, a cosa farei, a cosa faresti tu a me e a quanto ci piacerebbe.
È troppo presto per considerare le infinite possibilità del tuo corpo.
Ho un ufficio che mi aspetta e una riunione a cui non saprò cosa dire.
Ho mal di testa.
Non sono cose che succedono a me, queste.
Ti guardo scendere senza più voltarti, sparire nella corrente di studenti e badanti sudamericane.
Non mi penserai più, né io a te.
La vita è una serie di incroci a cui non svoltiamo.

af