La sera vengono i gatti a trovarmi
vengono quando la giornata e finita
e già ho cenato, da solo
e mi metto in soggiorno, da solo
a tentare di scrivere o solo
resistere
alla mia prossima
ennesima morte.
allora vengono i gatti a trovarmi.
Il primo è stato un maschio
dal pelo bianco e arancione,
che col senno di poi ho chiamato Primo.
Dal giardino mi è apparso il suo muso
oltre il vetro della porta finestra.
Stava lì, mi guardava
miagolava
richieste di cibo
o forse di reciproco aiuto.
Ai gatti è difficile
dire di no
non hanno facce cattive, i gatti
non hanno espressioni da stronzi, mai
nemmeno quando
si stanno scannando.
Nell’aprire la porta ho fatto rumore e lui è scappato.
Gli ho lasciato per terra un po’ di prosciutto
una scodella piena di latte.
Nascosto nel buio di casa
l’ho visto tornare, guardingo, mangiare
tutto il prosciutto, ignorare
il latte, sparire di nuovo.
Adesso vengono in tanti,
Primo deve aver sparso la voce
vengono in cinque, nelle sere più fredde
hanno passi tranquilli, voci
struggenti, occhi
talmente lucenti da farmi trovare la notte
un po’ meno scura.
E soprattutto non hanno
espressioni da stronzi, mai.
Mi camminano intorno, si strusciano, io
li lascio mangiare
li osservo soltanto.
Nella scodella adesso metto dell’acqua
non so perché avessi pensato
che i gatti amino il latte,
probabilmente
troppi cartoni animati da piccolo.
Sono i cuccioli che amano il latte
i cuccioli d’ogni mammifero
e l’uomo ancora da adulto.
E chissà, ho pensato guardando
i miei gatti sicuri,
se questo non voglia dire
che noi esseri umani siamo
tra tutte le specie viventi
gli unici
a non diventare mai
veramente
adulti

af