Il cestino
della spazzatura di casa
in realtà è un bidone
di latta, senza il coperchio
(l’ho perso).
È stracolmo, la spazzatura
puzza da pazzi e dovrei
portarla fuori, gettarla, ma fuori
fa freddo, fuori
si sente il vento
che fischia e sbatte sui vetri.
Dentro, in casa con me
c’è caldo e non ci sei tu,
c’è solo l’olezzo
oleoso di rusco
che mi brucia la gola
c’è solo il ronzio
incessante del frigo e l’intreccio
delle rotte
di tre neri mosconi.
Non avendo un coperchio
per limitare la puzza
ho tentato
di metterci sopra
un piatto,
grande da pizza, ho pensato
pazienza
per il piatto, la pizza
tanto la mangio sempre
nel cartone della pizzeria.
Ho schiacciato, ho schiacciato.
Non ha funzionato.
Allora ho spruzzato, su tutto,
tutto il deodorante
spray per ascelle che avevo
nell’armadietto del bagno.
Non ha funzionato
nemmeno quello e adesso
domani non avrò niente
per deodorarmi le ascelle
decidessi di uscire,
ma tanto
non uscirò, starò qui
anche domani, sto qui
da ormai cinque giorni, tu
non ci sei più da quattro
hai portato via tutto, soltanto
sul fondo di questo bidone
si trovano ancora
tracce di te in questa casa:
una buccia di mela, un osso
di pollo, la pelle
di un peperone al forno, un vecchio
assorbente. Per questo
non butto la spazzatura
la tengo con me, me la godo, mi sembra
tu sia ancora con me.
E forse è sciocco, ma pensa,
ovunque tu sia ti prego tu pensa
a quale peccato sia stato
averlo gettato
via,
se pure
tra i miasmi malsani
di questi marci rifiuti – in questo
fetido odore – riesco
a riconoscere ancora
distinta, la scia
del nostro amore.

af