Sedevo su un seggiolino dell’autobus già da una decina di minuti, quando ha preso posto accanto a me, distraendomi e travolgendo il mio mondo.
Ha il tuo stesso odore.
Non dico che abbia messo un profumo che usi anche tu, è proprio lo stesso odore, quello della tua pelle.
Non lo confonderei mai. Bendato, davanti a mille persone ti troverei semplicemente annusando loro un polso o una spalla. Non potrei sbagliarmi: è il motivo per cui ti amo, il tuo odore.
Stavo leggendo un libro e mi si è seduta accanto questa ragazza. Ho percepito il suo profumo, ho smesso di leggere.
Ho spostato lo sguardo dalle pagine al seggiolino accanto al mio. Aveva una gonna verde a balze. Ha accavallato le gambe e le ho visto una porzione di coscia. Aveva gambe robuste e un piccolo graffio appena sopra il ginocchio. Aveva la pelle molto bianca.
Mi sono voltato e l’ho fissata. Aveva le cuffie nelle orecchie ed era intenta a scrivere qualcosa sul cellulare, per cui non si è accorta di me.
I suoi capelli erano biondi, ricci, un po’ stopposi, sulla pelle le affioravano delle piccole macchie scure, appena visibili. Aveva un accenno di doppio mento e grandi seni che risaltavano un po’ volgarmente dalla maglietta scollata. Le sue braccia erano grasse e le dita corte e tozze, ma agili nel saltare da una lettera all’altra della tastiera dello smartphone. Le unghie erano coperte da uno smalto smeraldo.
Mi sono voltato dalla parte opposta, ho appoggiato la fronte al vetro e guardato fuori dal finestrino, la città che mi scorreva distrattamente davanti, i marciapiedi affollati di gente che tornava dall’ufficio verso casa o che si dirigeva verso il tavolino di qualche bar per l’aperitivo.
Fuori cominciava una serata piacevole di primavera.
La ragazza seduta accanto a me non era bella, non era in nessun modo affascinante, non sembrava una persona che mi sarebbe mai interessato conoscere.
Però aveva il tuo stesso odore.
Mi è venuto da piangere.
Pensavo che nessun’altro al mondo lo avesse, che fosse solo tuo.
Pensavo che fossi unica.

af